Quando ci si accorge di un pagamento non autorizzato sul proprio conto bancario o su una carta di credito, il primo istinto è spesso quello di chiedersi quanto tempo si ha per poter attivare una procedura di contestazione e ottenere un possibile rimborso. In Italia, la legislazione a tutela dei consumatori sui servizi di pagamento ha stabilito regole chiare, che ogni titolare di conto dovrebbe conoscere per non incorrere in spiacevoli sorprese e per tutelare in modo efficace i propri diritti finanziari.
Tempistiche precise per la contestazione
Il tempo limite esatto per contestare un addebito non autorizzato è fissato a 13 mesi dalla data dell’addebito stesso. Questa regola, introdotta dall’PSD2 e dal d.lgs. 11/2010 recepito in Italia, rappresenta il termine massimo per comunicare la propria opposizione alla banca o all’istituto di pagamento, evitando così di perdere il diritto allo storno e al rimborso della cifra indebitamente sottratta. È fondamentale, tuttavia, non pensare a questi 13 mesi come a una finestra temporale da sfruttare con tranquillità: la legge italiana e le migliori prassi bancarie impongono di agire senza indugio, ossia il prima possibile una volta accertata la presenza dell’operazione sospetta sul proprio estratto conto.
Agire tempestivamente è indispensabile per diversi motivi:
- Un ritardo eccessivo nella segnalazione, anche entro i 13 mesi, può essere interpretato dalla banca come comportamento negligente, riducendo le possibilità di ottenere il rimborso.
- Segnalare subito la transazione sospetta permette anche di bloccare eventuali ulteriori addebiti fraudolenti, interrompendo così una possibile serie di operazioni non autorizzate.
Di conseguenza, oltre al termine massimo fissato dalla legge, è sempre consigliabile controllare frequentemente i movimenti del proprio conto e delle proprie carte per rilevare prontamente anomalie.
Cosa fare in presenza di addebiti non autorizzati
Una volta individuata la transazione sospetta, è necessario procedere immediatamente. La procedura di contestazione prevede alcuni passaggi importanti e documenti da allegare:
- Inoltrare alla propria banca una richiesta formale di rimborso specificando i dettagli dell’operazione non autorizzata.
- Allegare la copia dell’estratto conto in cui compare l’addebito, evidenziando chiaramente la transazione contestata.
- In caso di furto o smarrimento della carta, allegare anche la denuncia alle autorità competenti e la documentazione del blocco della carta stessa.
La richiesta può essere inviata tramite raccomandata, PEC, o secondo le modalità indicate dalla propria banca per le contestazioni di addebiti. È sempre buona prassi conservare copia di tutta la documentazione inviata e ricevuta.
I tempi di risposta e gli obblighi degli istituti di credito
Una volta ricevuta la contestazione, la banca ha obblighi ben precisi nei confronti del cliente. Salvo il caso in cui possa dimostrare che il titolare del conto o della carta abbia agito con dolo, con grave negligenza o abbia violato gli obblighi contrattuali, l’istituto di credito deve provvedere al rimborso dell’importo contestato. In particolare:
- La banca deve restituire la somma contestata senza indugio e, comunque, al massimo entro il termine di legge, a meno che non vi siano elementi fondati per ritenere che l’operazione sia stata effettivamente autorizzata dal cliente stesso o che vi sia stato un comportamento fraudolento da parte del titolare della carta.
- È onere dell’istituto dimostrare la correttezza e l’autenticazione dell’operazione contestata, tramite le cosiddette “misure di sicurezza rafforzate”. Se non ci riesce, è obbligata a rimborsare il cliente.
- Se l’operazione risulta effettuata con modalità che non prevedono adeguate garanzie di sicurezza o autenticazione, il rimborso è quasi sempre dovuto.
Occorre sottolineare che, in presenza di pagamenti fraudolenti perpetrati a danno di utenti che hanno agito in buona fede, la normativa è pensata proprio per tutelarli e rendere il rientro della somma quanto più agevole possibile.
Particolarità e casi specifici: acquisti online, marketplace e contestazioni tra privati
Oltre alle classiche situazioni di addebiti non autorizzati da parte di terzi sconosciuti, negli ultimi anni sono sempre più frequenti i casi di contestazione relativi a acquisti online su marketplace e piattaforme di commercio elettronico. In queste circostanze, le tempistiche e le modalità per avviare una contestazione possono variare sensibilmente a seconda dei termini fissati nei regolamenti delle stesse piattaforme e del sistema di pagamento utilizzato.
Ad esempio, su alcune piattaforme come Subito, per le spedizioni gestite tramite il servizio “TuttoSubito” la contestazione può essere avviata entro 3 giorni dalla ricezione dell’articolo oppure entro 10 giorni dalla spedizione, scaduti i quali la transazione si considera conclusa e diventa molto difficile ottenere una revisione o un eventuale rimborso. Queste tempistiche sono spesso più brevi rispetto ai termini generali fissati dalla normativa per i servizi bancari e devono essere rispettate scrupolosamente dagli utenti per non perdere qualsiasi possibilità di tutela.
In caso di pagamenti tramite carta associati a verrtiti servizi online o iscrizione a servizi a pagamento attivati erroneamente, la soluzione migliore è contattare direttamente l’operatore per richiedere l’annullamento immediato del servizio e, se possibile, il blocco di ulteriori addebiti futuri. Le tempistiche di rimborso, in questi casi, variano da operatore a operatore e dipendono spesso dalla rapidità della comunicazione.
Le best practice per prevenire e gestire tempestivamente le frodi
La migliore difesa contro gli addebiti non autorizzati rimane una sorveglianza attiva e costante sui movimenti bancari e sulle comunicazioni ricevute dal proprio istituto di credito o dagli operatori di pagamento. Alcuni suggerimenti utili per tutelarsi efficacemente sono:
- Controllare regolarmente l’estratto conto bancario e le notifiche delle transazioni.
- Attivare gli alert via SMS o tramite app per ogni operazione eseguita; così si ha contezza immediata di ogni movimento.
- Memorizzare il termine massimo di 13 mesi per contestare le operazioni, ma segnalare sempre il prima possibile ogni anomalia rilevata.
- Cambiare periodicamente PIN e password di accesso ai servizi bancari online, adottando credenziali complesse.
- Rivolgersi subito alle autorità e al proprio istituto bancario in caso di furto, smarrimento o sospetti di phishing.
In sintesi, il limite dei 13 mesi rappresenta una garanzia normativa per il consumatore, ma la tutela effettiva dei propri risparmi richiede attenzione costante e, soprattutto, reattività nell’intervenire subito ad ogni segnale di rischio o irregolarità.